Dal Made in Italy al “Sense of Italy”
Uno studio di Confcommercio parla dell’incidenza sul PIL nazionale dei prodotti e servizi acquistati perché generano emozioni e sensazioni legate all’Italia. Ecco il Sense of Italy (LINK al video completo: https://www.youtube.com/watch?v=zMDycgezt1I )
Nell’ultima giornata di lavori del Forum Confcommercio che si è svolto a Roma a Villa Miani nei giorni 16 e 17 aprile, l’Ufficio Studi di Confcommercio ha presentato una ricerca dal titolo “Dal Made in Italy al Sense of Italy”.
Mariano Bella, direttore dell’Uffico Studi, ha spiegato come declinare questo nuovo concetto di Sense of Italy, che si nutre di emozioni e genera ricavi su tutte le attività economiche.
Ciò che è italiano e le sensazioni che esso genera è una sorta di Meta-brand o Super-brand che agisce non solo sui consumatori stranieri che visitano o hanno visitato il nostro paese, ma anche su noi italiani. L’emozione generata da prodotti italiani, materiali o immateriali, che vengono acquistati perché hanno generato queste sensazioni, si traduce in un saldo della bilancia commerciale positivo e stabile.
Il Sense of Italy (SofI) è composto dalle tradizionali quattro A del Made in Italy, agroalimentare, abbigliamento, arredamento, apparecchiature, più il turismo e, in termini di PIL, vale 6,3 punti, mentre la nostra bilancia commerciale totale è negativa di un punto e mezzo. Se puntassimo di più sul SofI le cose andrebbero meglio: esportando 213,6 miliardi di beni e servizi ad alto contenuto emozionale, infatti, il saldo (togliendo le importazioni che hanno lo stesso codice di attività compresi i servizi turistici che compriamo all’estero) è di 123 miliardi di euro e oltre un quinto è dato dal solo turismo.
Sviluppare, quindi, il concetto del Made IN Italy fino ad arrivare a quello più sofisticato del Sense of Italy permetterebbe di comprendere meglio il ruolo della parte più attraente e desiderata della nostra vita “economica”: la bellezza ed i servizi del nostro Paese.